WYOMYNG: Una perla per pochi. A cura di Elisa Gotra

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1 Set 2011

WYOMYNG: UNA PERLA PER POCHI a cura di Elisa Gotra

 

 

–          dove vai quest’estate???

–          Stati uniti, un viaggio un po’ particolare…

–          New york? Miami? Grand canyon?

–          No, in realtà vado in Wyoming…

–          ??????

Wyomyng

Comincia così, con lo sguardo un po’ perplesso dei nostri interlocutori, la nostra avventura nel Far West.

Gli stati che fanno parte dell’unione sono ben 52, ma i luoghi nell’immaginario tipico italiano sono pochi e il Wyoming, lo stato meno popolato degli Stati Uniti, non è fra questi…

Immaginate Buford, l’unica città al mondo con un solo abitante; oppure una legge che regala (o quasi) terreni fertili ai giovani a patto che non si trasferiscano. Questo è il Wyoming: una perla per pochi!

E’ vero, questa è la terra anche di Yellowstone, il parco nazionale più antico e forse più conosciuto al mondo; ma, quando Yoghy e Bubu se ne vanno in letargo, anche i turisti se ne vanno, così che neve, vento e montagne rimangono i padroni incondizionati.

Arriviamo a Denver (Colorado) detta la città alta un miglio e già dal finestrino dell’aereo intravediamo le vette incappucciate di neve delle Rocky Mountain, sono alte e maestose, solo in Colorado ci sono 52 vette al di sopra dei 4000m; e per noi, amanti della montagna da sempre, a sentire questi numeri ci sentiamo già in paradiso.

Denver è una città elegante, ordinata e moderna, ma già nei dintorni si comincia a respirare l’aria del West. Boulder, famosa per i suoi mercatini hippy, Golden, il cui nome richiama le corse all’oro dei pionieri, Idaho Springs: sembrano tutte cartoline che ci arrivano da 130 anni fa.

Passando il confine a nord arriviamo finalmente in Wyoming e subito notiamo la differenza: il paesaggio si fa più brullo, la vegetazione è bassa e rada perché qui il vento è forte, le case diventano fattorie distanti miglia le une dalle altre.

Rimaniamo noi, su strade dritte e infinite con la compagnia di cieli azzurri senza orizzonte e di migliaia di animali al pascolo.

Visitiamo Fort Laramie, bellissima fortezza rimessa a nuovo che ci riporta alle tristi battaglie con i nativi americani e all’arrivo della ferrovia, e Cheyenne la capitale dello stato. E’ domenica: le strade sono deserte, camminiamo ovunque senza incontrare anima viva; capiamo che il concetto che abbiamo noi di capitale e di città è molto lontano da quello che stiamo vedendo…

Proseguiamo a nord-est, attraversando la Black Hills National Forest: un intrico di rocce e pino ponderosa che danno al paesaggio un’aria cupa.

Attraversando il confine ci ritroviamo in South Dakota e, sempre all’interno delle Black Hills, visitiamo il Crazy Horse Memorial (monumento al grande capo tribù indiano Cavallo Pazzo). E’ un progetto grandioso: solo la testa del condottiero è grande quanto il vicino Monte Rushmore, meglio conosciuto come il monte con le teste dei presidenti. I lavori procedono incessantemente, ma a rilento in quanto il tutto è finanziato da privati, e la nostra visita è accompagnata dalle esplosioni di dinamite che ogni giorno plasmano la montagna.

Subito dopo ci spostiamo al Monte Rushmore che, nonostante sia un mirabile esempio di scultura, ci appare minuscolo e forse troppo ordinato rispetto al monumento appena visto. Naturalmente le bandiere a stelle e strisce non si contano e il corridoio di 52 colonne con le bandiere di tutti gli stati è molto suggestivo, ma, nonostante tutti i film western propinati, oggi noi tifiamo per gli indiani!!!!

Facciamo base a Rapid City e il giorno successivo ci dirigiamo ancora più a est al Badlands National Park: un insieme di canyon, crepacci, vette appuntite e praterie. Il risultato è a dir poco mozzafiato, percorrendo uno sterrato che attraversa la parte più interna del parco, scopriamo scorci incredibili spesso popolati da vari animali selvaggi come alci, bisonti, aquile e cani della prateria.

Immersi in questo paesaggio lunare, ci spingiamo a piedi all’interno di qualche crepaccio: le foto sono stupende, i colori anche, ma i segnali di pericolo di serpenti a sonagli ci fanno desistere dal proseguire.

Sicuramente queste meraviglie contribuiscono a rendere famoso il South Dakota, ma per molti questo è lo stato di Sturgis: la cittadina che ospita il più grande raduno mondiale di Harley Davidson. Il motoraduno si svolge ogni anno in agosto e richiama circa 500.000 appassionati da tutto il mondo.

Il silenzio non esiste più; moto in ogni dove e a qualsiasi ora; gli hotel, i motel e i campeggi sono stracolmi; orde di uomini e donne ricoperti di pelle nera popolano strade, bar e ristoranti. Non sono un’appassionata, ma sicuramente abbiamo assistito ad uno spettacolo itinerante unico nel suo genere!

 

cavalli

Ritorniamo in Wyoming e ci dirigiamo nella parte nord-ovest del paese dopo aver attraversato centinaia di km di nulla.

A Buffalo e Sheridan scopriamo alcuni edifici storici riportati ai fasti della fine dell’800. L’Occidental Hotel di Buffalo è come un museo, le stanze si possono visitare prima che gli ospiti facciano il check-in e in ogni angolo sono allestite raccolte di oggetti antichi che ci riportano ai tempi dei pionieri e dei cercatori d’oro.

A Sheridan i negozi del centro, quelli veri dove la gente del luogo fa acquisti, sembrano usciti da un film degli anni 50, l’architettura è quella del vecchio west, ma l’idea che abbiamo è che non sia una ricostruzione: il tempo qui si è fermato veramente! Gli uomini portano i jeans Wrangler, gli stivali e il cappello da cow boy perché stanno lavorando e non perché è carnevale…

Infine, c’è anche la King’s Saddlery, una selleria famosissima che esporta finimenti per cavalli fatti a mano in tutto il mondo.

Alla sera assistiamo al Rodeo e ceniamo allo Sheridan Inn, il locale dove Buffalo Bill si esibiva nei suoi spettacoli.

Dopo aver attraversato le Bighorn Mountain, montagne altissime e rigogliose, arriviamo a Cody. La città prende il nome dal suo abitante più famoso:William Frederick Cody, ossia Buffalo Bill, al quale è dedicato un enorme museo sul Far West e sugli indiani. Qui facciamo un’escursione a cavallo, che ci porta a scalare una ripida montagna dalla quale si gode una vista sensazionale: sembra di essere in un film.

Da Cody una strada panoramica conduce all’entrata occidentale di Yellowstone, il presidente Roosvelt l’ha definita come “le 50 miglia più belle degli Stati Uniti” e noi non possiamo che dargli ragione.

Pareti di roccia scurissima, un fiume impetuoso, improvvisi spazi aperti, cascate, foreste sono solo alcune delle cose che potrete incontrare sul percorso.

Entrare a Yellowstone ha trasformato una vacanza meravigliosa in un’esperienza senza pari. L’intera superficie del parco è posta sopra ad un vulcano ed è questo il motivo per cui qui si può assistere a tantissimi fenomeni quali: geyser, acqua e fango bollenti, fumarole e tanto altro. Il tutto è incastonato in un ambiente montano meraviglioso, dove numerosissime specie di animali vivono indisturbati.

Avvistiamo bisonti, alci, antilopi, cervi, marmotte, volpi e tantissimo altro, ma non il tanto cercato orso bruno… pazienza… i tre cerbiatti che per cena brucano l’erba sotto alla nostra finestra ci ripagano della delusione!

Passiamo due giorni a visitare il parco in parte a piedi e in parte in macchina, ma è sterminato! In ogni caso i suoi panorami saranno impossibili da dimenticare, come è impossibile descrivere le emozioni provate davanti alle cascate del Grand Canyon di Yellowstone o davanti all’Old Faithful, il geyser più famoso del parco.

Più a sud le 12 vette incappucciate di neve, tutte rigorosamente sopra i 4000 m, del Grand Teton fanno da cornice a Jackson, un’allegra cittadina molto turistica grazie  alle piste da sci, ai ristoranti alla moda e ai negozi di animali impagliati. Qui ogni sera si può assistere in strada ad una sparatoria real west oppure ascoltare musica country live al cowboy bar.

Passando per Rock Springs e Saratoga continuiamo il percorso verso sud; il Flaming Gorge con la sua terra rossa che si specchia nel lago artificiale e le hot springs (sorgenti termali) del resort di Saratoga ci regalano un po’ di relax: ormai abbiamo guidato per quasi 4000 km e la stanchezza si fa sentire.

Ristorati e in ottima forma ci rimettiamo in strada: in questa seconda parte di vacanza le montagne sono le nostre compagne di viaggio, raramente siamo scesi sotto i 1500-2000 m, così decidiamo di vedere prima di tornare a casa le montagne rocciose.

Ritornando in Colorado ci addentriamo al loro interno, (in realtà la catena delle Montagne Rocciose è molto più vasta perché si estende dall’Alaska al Messico), scoprendone una minuscola parte. Cime imponenti a perdita d’occhio ci accompagnano su strade attorcigliate, strapiombi infiniti, foreste incontaminate. Qui respiriamo vita e libertà…. L’altimetro continua a salire, la temperatura scende, il vento imperversa: noi siamo felici.

Felici di ripartire con questi scenari impressi nel cuore, felici di avere scoperto in questi 15 giorni luoghi unici, felici di non essere stati spettatori ma, indiscutibilmente, protagonisti della nostra avventura.

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1 Commento

  1. Paola

    Bel reportage. Fatto un giro simile molti anni fa con il camper, indimenticabile. Lo scorso anno invece un meraviglioso tour dei parchi, del Lake Powell e della California.Devo decidermi a scrivere anche io. L’America è ben altro che NYC e SFO. Graziee!

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