Quello alla volta dell’affascinante capitale austriaca non è stato in realtà un viaggio isolato, ma la meta centrale di un itinerario in macchina che ha toccato in tutto tre splendide città tra nord Italia e Austria (Venezia e Trieste sono le altre due) nell’arco di una settimana. Ma Vienna è una città così ricca e particolare che merita un discorso a parte, seppure affiancata a due gioielli della nostra terra. Ho letto una volta da qualche parte che potrebbe definirsi una “città bomboniera”, e nonostante raggiungendola via strada si ha modo di osservarne l’estensione metropolitana e coglierne anche il lato più moderno, non posso negare che passeggiando per le strade del centro, soprattutto la sera, l’impressione che se ne ha è pressappoco quella.
Siamo al terzo giorno del nostro viaggio quando, in mattinata, carichiamo armi e bagagli in macchina, salutiamo la laguna di Venezia e ci avviamo verso il confine, al valico di Tarvisio. Arrivati qui scopriamo quasi subito (ebbene sì, non ci eravamo informati prima. Bella figura…!) che il sistema autostradale in Austria non è quello italiano (e grazie a Dio, mi verrebbe da aggiungere!). Quindi, avendo mancato come due allocchi di fermarci a chiedere informazioni alla frontiera, è al primo autogrill che facciamo una sosta e ci procuriamo quello che serve per girare per le strade e autostrade austriache: niente ticket per pagare ai caselli (ecco perché non mi capivano quando chiedevo se quel tesserino “andasse bene per pagare”. In effetti speravo che il mio tedesco non fosse già così arrugginito…!) perché i caselli non esistono, bisogna acquistare un semplicissimo tagliandino a sticker di quelli che si applicano sul parabrezza, chiamato Vignette, del costo di circa 8€ per potersi spostare sul territorio austriaco fino a dieci giorni (per periodi superiori ovviamente aumenta anche il prezzo). Una signora fuori dalla stazione di rifornimento è stata così gentile da seguirmi e spiegarmi anche che se non acquistato, non esposto, o semplicemente posizionato male sul parabrezza comporta il pagamento di una multa fino a 3000€ (comunque è tutto spiegato nel retro del bollino), quindi per fortuna siamo riusciti a non farci fermare prima di esserci procurati questo “passpartout”! Piccole disavventure da disorganizzazione a parte, il viaggio prosegue liscio, dopo un ricco pranzo in una stazione di servizio dal tipico aspetto da baita alpina (ora non ricordo il nome della catena), tra paesaggi punteggiati di conifere a non finire e limiti di velocità assurdi…quando ci si inizia a stufare del paesaggio, quindi, il percorso comincia ad assumere tinte un po’ estenuanti. Accogliamo dunque con piacere lo stagliarsi all’orizzonte, dopo almeno 4 ore quasi sempre a 90km/h fissi, della capitale austriaca.
Grazie al navigatore raggiungiamo senza troppa fatica il nostro albergo (AllYouNeedHotel Vienna2, fa parte di una catena che ha un’altra struttura sempre a Vienna e altre a Salisburgo e Klagenfurt), a due passi dalla fermata Schottenring (da cui passano due linee della metro), quindi molto centrale e con parcheggio sotterraneo pagando solo un piccolo extra. Di questo hotel ricordo con enorme piacere il buffet mattutino, in una sala enorme con due pareti su quattro stracolme di infinite varietà di marmellate e torte (tra cui l’immancabile Sacher), biscotti, cereali, bevande fredde e calde…insomma, la mattina era sempre un piacere fare rifornimento prima di avventurarsi per le strade viennesi! Una terza parete era invece interamente occupata da una vetrata che dava sul cortile interno dell’hotel, molto accogliente e fresco. L’albergo fondamentalmente non offre un design di lusso, che poi non è neanche quello che cerchiamo: le camere erano abbastanza essenziali sia nell’arredamento che nei colori (il semplice bianco e azzurrino che si ripete in quasi tutti i locali dell’edificio). Tutto sommato però, per la posizione ottima e il rapporto qualità-prezzo, mi sentirei di consigliarlo spassionatamente, tenendo però a mente che è aperto solo nei mesi estivi!
Ci troviamo ad affrontare il primo giro in città a metà pomeriggio inoltrato, quindi ci limitiamo alla zona della cattedrale di Santo Stefano, a sole due fermate di metro da noi. Dopo una visita all’interno della chiesa (peccato per le impalcature all’esterno, che hanno capeggiato in gran parte delle nostre foto), ci spostiamo prima su Graben, con al centro l’imponente monumento che commemora la sconfitta della piaga della peste, e poi su Kärtner Straße, entrambe arterie pedonali costellate di negozi, bar e ristoranti, su cui è un piacere passeggiare anche dopo cena, quando la stanchezza del viaggio comincia a farsi sentire con prepotenza.
Ritorniamo al centro già la mattina seguente, riprendendo il giro da dove ci eravamo fermati la sera prima, e cioè dal palazzo dell’Opera (Staatsoper), vicino a cui termina Kärtner Straße. Da qui percorriamo l’Opernring, addentrandoci prima nel Burggarten e passando poi dall’altro lato dell’edificio denominato Neue Burg, l’ala più nuova del Palazzo della Corte (Hofburg). Qui, in un piazzale enorme (l’Heldenplatz), fanno mostra di sé le due statue equestri raffiguranti il Principe Eugen e l’Arciduca Karl, poste ognuna al centro di una metà del piazzale tagliato in due dal viale che dalla Burgtor (il cancello che dà sul Burgring) conduce all’ala principale dell’Hofburg, ala a cui si può accedere dall’ingresso in Michaelerplatz (collegato all’Heldenplatz anche da un passaggio interno al palazzo). Il giardino di Heldenplatz si allarga poi oltre il palazzo, collegandosi al parco Volksgarten, che noi attraversiamo fino a ritrovarci a fianco del Burgtheater, palazzo senz’altro elegante ma di certo inferiore se affiancato alla bellezza e ricchezza della facciata della già nominata Staatsoper. Da qui dobbiamo solo attraversare il viale che ci separa dalla Rathausplatz, la piazza su cui si affaccia il meraviglioso edificio in stile neogotico sede del municipio viennese.
Questa piazza ospita solitamente i mercatini di Natale in inverno ma anche moltissime altre manifestazioni: quando siamo passati noi, ad esempio, era in corso la manifestazione cinema all’aperto, che oltre alla folta schiera di sedili posti di fronte all’enorme schermo per la proiezione serale dei film aveva raccolto intorno al Rathaus anche molte bancarelle aperte anche di giorno. Prima di andare a pranzo facciamo ancora due passi intorno alla zona del Rathaus, passando anche di fronte all’imponete palazzo del Parlamento, con la sua facciata ispirata ai colonnati dei templi greci e con al centro una statua raffigurante la dea Atena. Nel pomeriggio raggiungiamo in metro la fermata Donauinsel, che si trova proprio in corrispondenza della sottile striscia di terra che taglia a metà quell’immensa distesa d’acqua che è il Danubio: uno spettacolo! L’isola è un’oasi per gli amanti della natura e in particolare dello sport: un paradiso verde poco fuori dal centro nevralgico della città, in cui è facile incontrare persone dedite al ciclismo, al jogging o, come noi, semplicemente a una passeggiata con macchina fotografica alla mano. Anche qui, purtroppo, come per gran parte del tempo trascorso a Vienna (e fortuna che siamo in pieno luglio!) il tempo non ci ha assistiti, e pur risparmiandoci la noia della pioggia la spedizione sul Danubio è stata accompagnata da un cielo grigio che ci ha scoraggiati dal trattenerci lì più a lungo: dopo aver lanciato uno sguardo in lontananza al palazzo dell’ONU-City, torniamo verso il centro per un altro giro nella zona intorno a Stephansplatz, stavolta avventurandoci dal lato opposto: Rotenturmstraße, via non pedonale ma altrettanto popolata di negozi e ristoranti. Ci allunghiamo fino alla Griechenkirche, una chiesa greco-ortodossa poco lontano dalla Rotenturmstraße di dimensioni non impressionanti, ma dai caratteristici mattoncini rossi e dalle decorazioni dorate che la pongono senz’altro in risalto nella via su cui si affaccia. Tornando verso la piazza del duomo ci addentriamo anche in Schulerstraße, da cui si dirama la piccola via pedonale dove si trova la casa in cui Mozart visse nel periodo in cui compose alcuni dei suoi capolavori più noti, come le nozze di Figaro. Ahimè, abbiamo trovato chiuso (l’organizzazione continua a fare acqua da tutte le parti!) e, calcolando che per il giorno seguente avevamo già un programma abbastanza pieno, non abbiamo avuto modo di ripetere la spedizione. Voci di corridoio mi informano comunque che non sia niente di che, ma non mi prendo la responsabilità di questa affermazione non potendola confermare né smentire per esperienza personale.
Il terzo e ultimo giorno completo che trascorriamo a Vienna è dedicato perlopiù alla scoperta del castello di Schönbrunn, residenza prediletta degli Asburgo ma più nota ai turisti come “il castello di Sissi”. Il palazzo è comodamente raggiungibile con la linea della metro U4 (la verde, che fortuna vuole essere proprio una delle due che passano per la nostra Schottenring). Questo è il primo giorno soleggiato che riusciamo a trascorrere a Vienna, e la temperatura permette perfino di indossare qualcosa di smanicato. Il castello è meraviglioso e i giardini vastissimi e coloratissimi in estate, con la aiuole fiorite che richiamano i colori della bandiera austriaca. Ci addentriamo subito nel parco, passando accanto alle alte siepi lungo il percorso centrale che conduce all’enorme fontana del Nettuno: una scalinata per ciascun lato permette di arrivare dietro alle statue e osservare (e fotografare!) la reggia sullo sfondo attraverso uno specchio di acqua scrosciante. La scarpinata continuerebbe in salita fino alla Gloriette (edificio eretto in memoria di una vittoria della sovrana Maria Teresa sulle truppe prussiane posto in cima alla collina che domina tutto il parco, da cui so che la vista è spettacolare!), ma il lungo camminare dei giorni precedenti comincia a farsi sentire sulle nostre gambe non allenate, e quindi ci immergiamo invece nel cuore del parco, soprattutto nella parte che ospita lo zoo e l’enorme serra di Palmenhaus. Passiamo tutta la mattinata e il primo pomeriggio a Schönbrunn, dopodiché rientriamo e decidiamo di passare qualche ora in zone più vicine all’albergo, che per assurdo sono quelle che avevamo finora snobbato: passeggiata lungo il Donaukanal fino a Schwedenplatz (con tanto di sosta per una ricca merenda a base, neanche a dirlo, di Sacher), un salto a vedere dal vivo quell’imponente edificio che è il Regierungsgebäude (ex Ministero della Guerra, che sulla facciata fa mostra di statue di angeli armati per la battaglia, un’enorme aquila ad ali spiegate al centro e, di fronte all’entrata, la statua di Radetzky a cavallo…l’insieme è maestoso e a suo modo affascinante), dopodiché ci dirigiamo nuovamente su Kärtner Straße per comprare qualche souvenir, cenare e prepararci a salutare la capitale viennese, ormai avvolta nella sua non meno affascinante veste notturna.
La mattina seguente ci prepariamo per il ritorno in Italia, direzione Trieste (altra città di cui mi sono innamorata e di cui spero di riuscire a raccontare qualcosa in un’altra sede).
Come ogni spedizione che si rispetti c’è sempre qualcosa che rimane fuori dal programma, ma in questo caso più che mai la scelta è stata quasi obbligata, dato il tempo limitato che potevamo trascorrere a Vienna. In realtà sono abbastanza convinta che 4 giorni siano abbastanza per vedere le attrazioni principali di questa città… i nostri 3 scarsi, invece, ci lasciano come al solito la porta aperta per un eventuale futuro ritorno sui nostri passi. Magari nel periodo natalizio, per passeggiare tra le vie della “città bomboniera” illuminata a festa e ancora più bella.
Vienna è stupenda, ma vale anche la pena di vedere i tanti musei, cosa che non avete menzionato, come quello del Belvedere, il Kunsthistorisches Museo di belle arti)il Museums Quartier (un intero quartiere di musei, come l’Albertina), lo Schloss Schonbrunn. Forse avete preferito vedere le facciate degli edifici?
Come detto purtroppo la mia visita a Vienna è stata molto breve e inserita all’interno di un viaggio più ampio, quindi per forza di cose si è dovuto tagliare qualcosa. Ciò non vuol dire che i musei non siano meritevoli di una visita, semplicemente ognuno con il tempo che ha a disposizione dà la priorità a quello che preferisce e io sono sempre stata più una tipa da immersione nella città che da musei, se costretta a scegliere per forza una cosa o l’altra.
D’altronde ogni viaggio è unico e, per come la vedo io, dieci persone che visitano lo stesso luogo possono ricavarne dieci suggestioni diverse ma comunque nessuna inferiore all’altra, solo soggettive…è questo il bello di non essere tutti uguali, no? 🙂
Ad ogni modo, come scrivo anche a fine recensione, non escludo (anzi, tengo seriamente in considerazione) la possibilità di tornare a Vienna prossimamente, e in vista di ciò ti ringrazio per i suggerimenti sui musei 😉